La 'grande tragedia' che ha colpito il popolo armeno, rimasto così vittima del primo genocidio del XX secolo, è oggetto di un piano vendicativo ordito dal capo di Stato Maggiore dell'Esercito armeno. Questi, appoggiandosi alle forze dell'eversione curda in Turchia e a gruppi ultranazionalisti greci, mette in atto una provocazione che serve all'Armenia da pretesto per intervenire militarmente a propria difesa e occupare le antiche terre dell'Anatolia Orientale dove esisteva un tempo il Regno di Armenia. Il piano, chiamato segretamente Operazione Akhtamar sulla base di una antica leggenda armena, prevede l'intervento militare di Yerevan approfittando di vari eventi: attacchi seriali dei curdi sul fronte orientale, un attentato al Ponte Selim sul Bosforo e un tentativo di golpe contro il regime turco. All'inizio il piano sembra riuscire. Gli armeni riescono a issare sulla fortezza di Kars la loro bandiera riappropriandosi così delle terre che i Trattati di Sèvres e di Losanna all'inizio del '900 avevano rispettivamente prima previsto e poi negato. Tuttavia, l'esito nefasto del golpe militare e le complicazioni a livello internazionale della crisi, per la quale interviene, ma senza successo, lo stesso Consiglio di Sicurezza dell'ONU, influiscono negativamente sulla posizione dell'Esercito armeno che, trovandosi a fronteggiare le forze armate turche, ormai ricompattatesi, riesce ad evitare il peggio grazie all'intervento dell'aviazione russa.
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